Cosa sono e come funzionano le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo

Le Comunità energetiche e l’Autoconsumo collettivo sono la possibilità, sino a pochi mesi fa irrazionalmente vietata dalle leggi sino ad allora vigenti, per famiglie (in condomini o in singole unità abitative), Enti Pubblici e imprese di attivarsi per produrre e autoconsumare localmente e “collettivamente” l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile, entrati in esercizio dopo il 1 marzo 2020.

Può sembrare complicato, ma il loro funzionamento è molto semplice. È simile a quello della creazione degli orti grazie ai quali i cittadini si autoproducono beni di consumo (ortaggi, spezie, frutta) risparmiando per l’acquisto della spesa giornaliera.

Il quadro regolatorio attuale individua due tipologie di configurazioni:

AUTOCONSUMO COLLETTIVO, che può essere attivato da famiglie e altri soggetti che si trovano nello stesso edificio o condominio, purché i soggetti diversi dalle famiglie non producano energia come attività principale;

COMUNITÀ ENERGETICHE, cui possono partecipare persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, ubicati in un perimetro più ampio rispetto a quello condominiale, purché siano tutti collegati alla medesima cabina di trasformazione dell’energia di media/bassa tensione e la partecipazione alla Comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e industriale principale.

Cittadini, Enti pubblici e Pmi possono quindi attivarsi collettivamente anche attraverso consistenti strumenti di incentivazione (Superbonus, incentivo dedicato e detrazioni fiscali) per produrre e consumare energia tra loro, riducendo i costi della bolletta elettrica, alimentando la crescita economica sostenibile e abbattendo le emissioni inquinanti e i conseguenti impatti ambientali e sanitari. Di fatto spostando le marginalità economiche del sistema energetico verso gli aderenti delle configurazioni e limitandone gli impatti.

Quali sono i benefici delle comunità energetiche

La costituzione di queste nuove realtà locali di produzione e consumo distribuito è in grado di generare benefici strutturali diretti e indiretti, che determinano la riduzione dei costi dell’energia elettrica degli utenti che ne faranno parte, ovvero l’investimento in progetti no profit per la povertà energetica o comunque di carattere sociale o ambientale sul territorio. L’opportunità che tali configurazioni offrono riguarda la possibilità di autoconsumare immediatamente in prossimità dell’impianto l’energia autoprodotta, anziché veicolarla nelle grandi reti di distribuzione e trasmissione, facendo diminuire i costi di gestione e infrastrutturazione delle reti e i relativi impatti ambientali.

I benefici per i membri aderenti a tali configurazioni, in termini di riduzione dei costi in bolletta di alcune tariffe derivanti dal minor utilizzo del sistema elettrico, sono stati quantificati dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) in una consultazione pubblica e saranno meglio definiti e probabilmente incrementati in seguito al monitoraggio di queste configurazioni innovative (affidato ad RSE – Ricerca sul Sistema Energetico) nel quadro del completamento normativo complessivo attraverso il pieno recepimento della direttiva RED II. Tali benefici verranno erogati in un unico conguaglio, con un meccanismo semplice gestito dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE).

L’autoproduzione e l’autoconsumo di energia in queste configurazioni può avvenire anche usando gli spazi del vicino e/o altre aree idonee nelle vicinanze: una sostanziale novità che consente non al singolo soggetto, ma a tutti i membri della comunità di di condividere e utilizzare l’energia prodotta da questi “impianti di vicinato” (anche condominiali), garantendo in questo modo la possibilità di arrivare fino al 100% di energia autoconsumata.

Gli strumenti di incentivazione attivati per sostenere la realizzazione delle comunità energetiche

Per la realizzazione delle configurazioni di autoconsumo collettivo è possibile accedere anche al Superbonus del 110%.

Il decreto “Incentivi” emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre, definisce una tariffa incentivante che verrà erogata dal GSE ed è volta a premiare entrambe le configurazioni. La tariffa incentivante è strutturata per promuovere l’autoconsumo, anche tramite l’impiego dei sistemi di accumulo. Infatti, la tariffa premia solo la quota parte di energia elettrica prodotta e autoconsumata virtualmente e sarà pari rispettivamente a:

  • 100 €/MWh per le configurazioni di autoconsumo collettivo;
  • 110 €/MWh per le Comunità energetiche rinnovabili.

Fra l’incentivo MISE, il contributo di ARERA e il PUN (il prezzo all’ingrosso risparmiato dell’energia autoconsumata), si arriverà a un valore di 150-160 €/MWh sull’energia autoconsumata da impianti a fonti rinnovabili: si tratta di un valore pari ad oltre 3 volte il normale prezzo “all’ingrosso” dell’energia (circa 50 €/MWh), che spingerà quindi le configurazioni ad orientare i propri consumi in maniera virtuosa e sostenibile per massimizzare l’autoconsumo in loco.

Tutto ciò sosterrà lo sviluppo di ulteriori filiere industriali: efficienza, stoccaggi, smart home e domotica, tecniche e tecnologie per l’uso razionale dell’energia.

È importante far presente che, per gli impianti fotovoltaici che accedono al 110%, la tariffa incentivante è riconosciuta sulla produzione dovuta alla potenza eccedente quella ammessa al Superbonus (20 kW di potenza). I condomini che faranno interventi di isolamento termico o sostituzione di impianti di climatizzazione con salto di due classi, infatti, potranno avere sull’impianto fotovoltaico la superdetrazione nonché il ritiro dedicato dell’energia immessa in rete, oltre a ricevere gli sconti applicabili sulle componenti della bolletta individuate da ARERA.

Ricordiamo che nel DL rilancio sono state inserite anche altre importanti novità che riguardano le Comunità energetiche:

  • non costituiranno svolgimento di attività commerciale abituale, con la conseguente riduzione delle pratiche burocratiche per la sua creazione (praticamente quasi nulle) e operatività;
  • l’estensione da 20 a 200 kW della detrazione fiscale del 50% per gli impianti a fonti rinnovabili, per un ammontare complessivo di spesa non superiore ai 96.000 euro che è cumulabile con la tariffa incentivante.

Gli Enti pubblici, inoltre, potranno cumulare la tariffa incentivante anche con altri incentivi (Fondo Kyoto, risorse per efficienza, etc).

Questo modello sarà implementato e conoscerà nuovi sviluppi con il recepimento della RED II (giugno 2021).

Si tratta di una scelta politica, economica e industriale che, sostenuta da tutta questa serie di strumenti, consentirà a imprese e famiglie di partecipare attivamente all’autoproduzione di energia e intervenire nella riqualificazione energetica strutturale del proprio edificio. Una scelta che attiverà numerosi investimenti a sostegno della domanda interna del Paese e stimolerà la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro (green jobs), non solo nel comparto edile, ma anche in quello industriale e artigianale. Secondo il gruppo Energy & Strategy del Politecnico di Milano, la diffusione al 2025 di 26.000 mila comunità (composte da circa 750.000 utenze domestiche e 150.000 utenze non domestiche) creerà 6.500 nuovi posti di lavoro diretti e, lungo l’intera vita utile, determinerà benefici complessivi per gli utenti delle energy community pari a 1,4 miliardi di € al netto dei sistemi di incentivazione, di cui 540 mln € per i costi di distribuzione e trasmissione, con una riduzione delle perdite di rete per autoconsumo pari a 74 GWh e una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 25,6 mln ton (corrispondenti a circa 500 mln € con CO2 a 20 €/ton).

Le ricadute positive sul lato pratico 

Enormi le ricedute sul lato pratico. Pensiamo solo al fatto che in Italia ci sono 20 milioni di privati cittadini che vivono all’interno di 1,2 milioni di condomini, nella maggior parte dei casi piuttosto vecchi, e che sprecano più della metà delle loro bollette. Adesso, grazie alla somma tra Superbonus, Comunità Energetiche, Autoconsumo collettivo, detrazioni fiscali e sconto delle componenti in bolletta, siamo in grado di:

  • ridurre il costo delle bollette per i condomini e le abitazioni e abbassarle per tutti gli italiani, grazie alla maggiore produzione e a minori costi di “stress” delle reti di trasmissione e distribuzione;
  • diminuire il fabbisogno nazionale di energia e conseguentemente le emissioni inquinanti (se riuscissimo ad efficientare ogni anno 30.000 condomini, risparmieremmo 420 milioni di metri cubi di gas, e aggiungendone ulteriori 30.000 ogni anno, al decimo anno consumeremmo 4 miliardi di metri cubi/anno in meno);
  • creare moltissimo lavoro per le nostre micro, piccole e medie imprese, con nuove entrate fiscali derivanti dall’emersione del nero;
  • contribuire in maniera efficace ad affrontare anche il problema della povertà energetica tra i cittadini, condizione che vede l’Italia collocarsi alla 19° posizione tra i 28 paesi membri dell’Unione europea, e nella quale vivono, secondo un’indagine realizzata dallo Spi-Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, poco più di nove milioni di italiani, ossia più del 15% del totale, con un impatto particolarmente rilevante per la popolazione anziana.

Tutto questo rientrando dall’investimento delle spese in tempi molto molto brevi. Oppure, laddove vi siano terzi che finanzino gli investimenti alla Comunità, i membri della Comunità potranno anche avere sconti nella loro bolletta senza dover pagare alcuna tariffa di ingresso o di investimento: un grande supporto soprattutto nelle situazioni di povertà energetica.

Le opportunità per le imprese 

Le imprese avranno grandi opportunità di risparmio offerte dalle Comunità energetiche e dall’Autoconsumo collettivo, con particolare risalto per le micro imprese e per le Pmi che, nella misura in cui sono clienti finali consumatori di energia, in quella rete potranno partecipare, insieme ai cittadini, alla comunità energetica, condividendone i benefici.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione, un enorme miglioramento strutturale nel mondo dell’energia elettrica, tanto più importante quanto più si considererà che, in un futuro molto vicino, sia la mobilità sia il riscaldamento degli edifici si sposteranno verso l’utilizzo di tale forma di energia. La norma che apre la stagione della generazione distribuita, dell’Autoconsumo e delle Comunità energetiche è la prima pietra su cui costruire un futuro energetico molto più democratico, legato al territorio e alle realtà locali, ambientale e pacifico, così come richiesto oggi dai tanti giovani che guardano al loro domani.

Un circolo virtuoso di vantaggi 

Quello delle Comunità energetiche è un universo in grado di innescare un circolo virtuoso di vantaggi e benefici ambientali, sociali ed economici diretti, e puntare a una crescita sostenibile, abbattendo le emissioni inquinanti e riducendone le conseguenze ambientali e sanitarie, fortemente impattanti nei centri urbani. Sfruttare questa opportunità significa individuare la giusta strategia non soltanto per raggiungere più facilmente gli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima e i target molto più sfidanti individuati dall’Unione europea per ridurre gli impatti e affrontare i rischi del cambiamento climatico, ma anche favorire concretamente la transizione energetica.

Raggiungere questo obiettivo significa trasformare il modello centralizzato attuale, alimentato da combustibili fossili, in un sistema decentrato ed efficiente, fatto di tecnologie innovative, energie pulite, inesauribili e non inquinanti. Si tratta di un cambiamento che sposta il baricentro della produzione e consumo di energia sul territorio, sui Comuni, sulle comunità locali, sulle piccole imprese: un nuovo paradigma che necessita di un cambio culturale del modello produttivo industriale e di nuove regole, che determineranno numerosi vantaggi e benefici collettivi per tutti.

Attualmente sono già molte le Comunità in fase di costituzione e a breve assisteremo a una loro notevole implementazione. Non potrebbe essere diversamente, perché al di là degli schieramenti politici di ognuno, è il buon senso che deve prevalere.

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Presidente Italy Carbon Free APS Vincenzo Dott. Musella